venerdì 24 febbraio 2012

ESSERE o AVERE?

ESSERE o AVERE?


Essere o avere?  Non è solo un dilemma filosofico, ma anche un dilemma linguistico! Oggi parlerò proprio dell’uso dei verbi ausiliari, che crea non pochi problemi agli stranieri che studiano la lingua italiana!

In italiano, la coniugazione dei verbi richiede l’utilizzo dei verbi ausiliari avere e essere. Con i verbi ausiliari e il participio passato del verbo si formano i tempi composti. Per esempio, il passato prossimo del verbo mangiare è:io ho mangiato, tu hai mangiato, …All’indicativo presente del verbo avere (io ho, tu hai, …) si aggiunge il participio passato di mangiare (mangiato).Invece il passato prossimo del verbo andare si forma così:io sono andato, tu sei andato, …Il problema quindi è sapere quale ausiliare usare per i tempi composti.

In generale, la regola è:
    •    Avere si usa con i verbi transitivi attivi (come ho mangiato) e con alcuni intransitivi (ho parlato)
    •    Essere si usa con i verbi intransitivi (sono andato), con i verbi riflessivi propri e impropri (mi sono lavato, mi sono comprato un libro), con i verbi pronominali (mi sono arrabbiato), con i verbi impersonali (è successo un incidente) e nella coniugazione passiva dei verbi transitivi (sono stato salvato)

Per capire quali sono i verbi transitivi, pensa se "rispondono" alle domande "chi? che cosa?"
Per esempio, mangiare risponde alla domanda "che cosa?"Che cosa hai mangiato? Ho mangiato una mela. Invece, è chiaro che verbi di moto come andare non rispondono a quelle domande e quindi sono intransitivi.

Esistono eccezioni alle regole sopra citate per l’uso degli ausiliari. Alcuni verbi (come vivere, volare, scivolare e altri che indicano condizioni atmosferiche, come grandinare, nevicare, piovere) possono avere come verbo ausiliare sia il verbo essere che il verbo avere. Potete utilizzare sia ha piovuto che è piovuto e per vostra fortuna sono entrambi corretti!In alcuni casi, come piovere, le due forme sono equivalenti, in altri l’uso di un ausiliare piuttosto che l’altro modifica il significato, come per esempio:L’aereo ha volato per otto ore.L’aereo è volato a Roma.Il malato ha (oppure è) miglioratoIl tempo è migliorato.

I verbi dovere, potere e volere possono essere usati autonomamente e in questo caso necessitano l’ausiliare avere:Ho voluto una mela.Mi ha chiesto un favore, ma non ho potuto. Ha dovuto mille euro ai suoi creditori.
Seguiti da un altro verbo all’infinito, questi verbi sono usati in funzione modale, detta anche servile. Specificano cioè se un’azione è avvenuta per obbligo, per scelta o per possibilità:Devo studiare di più.Voglio andare al cinema.Posso comprare un’automobile.Nei tempi composti viene utilizzato l’ausiliare del verbo all’infinito. Dunque si dice sono dovuto andare, perché il verbo andare necessita l’ausiliare essere (sono andato al mare).Altri esempi:Ho dovuto studiare di più. Sono dovuto andare a scuola.Ho voluto vedere un film. Sono voluto andare al cinema.Ho potuto comprare un’automobile. Sono potuto andare al mare.

Comunque, nell’italiano di oggi si utilizza spesso in maniera indistinta l’ausiliare avere. Quindi si può sentire anche: Ho voluto andare al cinema.Con il verbo essere i verbi servili utilizzano sempre l’ausiliare avere: Ho dovuto essere presente.Ho voluto essere ascoltata.Con un pronome atono (come ci), la posizione del pronome determina quale ausiliare usare:Non ci sono potuto andare.Non ho potuto andarci.Come già detto, la coniugazione passiva richiede l’ausiliare essere. Il passivo esiste solo per verbi transitivi, che quindi utilizzano l’ausiliare avere nei tempi composti della coniugazione attiva: Hanno premiato il vincitore.Quando si costruisce la forma passiva, l’ausiliare è essere: Sono stato premiato.

Del tutto analogo al passivo è il comportamento dei verbi riflessivi. Anche questi derivano da verbi transitivi, che quindi nella coniugazione attiva utilizzano avere. Invece, il verbo riflessivo derivato richiede essere:Mi sono svegliata. Dopo mezz’ora ho svegliato anche mio fratello.Mi sono lavato. Quindi ho lavato il bagno.

Un’altra difficoltà dei tempi verbali composti riguarda l’accordo tra soggetto, oggetto e participio passato del verbo. Con l’ausiliare avere, il participio rimane invariato al singolare maschile:Marco ha mangiato una mela. Maria ha mangiato una mela. Voi avete mangiato una mela.
Tuttavia, i alcuni casi avviene l’accordo, obbligatoria o facoltativa, tra participio passato e oggetto:
    •    Ho visto dei libri e li ho comprati (accordo obbligatorio con i pronomi lo, la, li, le e ne)
    •    Anna ci ha salutati oppure Anna ci ha salutato
    •    Andrea si è tagliate le unghie oppure Andrea si è tagliato le unghie
    •    Ho mangiata una mela (forma letteraria rara)
Invece, con l’ausiliare essere, il participio passato va declinato in base al soggetto, maschile o femminile, singolare o plurale. Per esempio:Andrea è andato al mare. Maria è andata al mare. I miei amici sono andati al mare. Le mie amiche sono andate al mare.

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Tra verbi ausiliari e non ausiliari non esiste una netta demarcazione. Esistono infatti forme di transizione ed in quanto segue, si riportano alcuni esempi:
    •    In portoghese si utilizza il verbo ter (tenere) nella forma attiva dei tempi composti (per esempio tenho ido = sono andato). Si tratta dunque di un ausiliare a tutti gli effetti.
    •    Il verbo werden nella lingua tedesca è ampiamente usato per la formazione del condizionale, del futuro e del passivo: si tratta di un ausiliare nel senso stretto della parola.
    •    In inglese, alcune costruzioni rette da verbi come be going to, used to ('stare per'; 'aver avuto l'abitudine di') servono alla formazione di alcune perifrasi speciali e quindi i costrutti vengono considerati come quasi-ausiliari: I am going to write this letter (sto per scrivere questa lettera); I used to do so (nel passato, facevo abitualmente e regolarmente così).
    •    In francese, il verbo fare in faire faire quelque chose (far fare qualcosa) viene considerato come semi-ausiliare


Essere o avere?


Diverse lingue come lo spagnolo e l'inglese preferiscono utilizzare soltanto il verbo avere per la formazione dei tempi composti simili al passato prossimo.
Essenzialmente vengono considerati come ausiliari in italiano i verbi essere ed avere. Il primo viene usato anche per la costruzione del passivo (la torta è stata mangiata) e per la formazione dei tempi composti al riflessivo (mi sono alzato).
La scelta dell'ausiliare tra avere ed essere per la formazione della forma attiva dei tempi composti italiani è una questione ampiamente discussa nella grammatica dell'italiano. Se la grammatica tradizionale ha potuto spiegare in maniera convincente che un verbo transitivo viene coniugato con avere, la questione della scelta dell'ausiliare per i verbi intransitivi è controversa, il che ha portato alcuni grammatici a stilare delle liste con la relativa indicazione dell'ausiliare da scegliere: io ho camminato, ma io sono partito (vedi sezione collegamenti esterni).

Passivo e ausiliari in italiano
Essere e avere non sono gli unici verbi usati come ausiliari della lingua italiana. È utilizzato anche il verbo venire al posto di essere nella forma passiva dei tempi semplici, per esempio viene chiamato al posto di è chiamato. Il verbo andare, combinato al passivo, indica una necessità: il direttore va chiamato equivale a il direttore deve essere chiamato.

Ausiliare coi verbi servili
Qualche perplessità può nascere nella scelta dell'ausiliare coi verbi servili (ma più in generale in tutti i casi verbi che reggano direttamente un infinito) nella composizione dei tempi composti; in generale viene consigliato di usare l'ausiliare proprio del verbo retto (negli esempi sottolineato), ma sviscerando la casistica emerge un quadro normativo decisamente più complesso, ma anche più elastico di quanto non potrebbe sembrare:
    •    Se il verbo retto è essere, l'ausiliare prescritto dalle grammatiche maggiori e dell'Accademia della Crusca è sempre avere: ha voluto essere (va però segnalato che alcune grammatiche minori e scolastiche ammettono pure l'ausiliare essere).
    •    Se il verbo retto è un transitivo non pronominale (vedi sotto), l'ausiliare è sempre avere (avrebbe voluto amare) anche con la diatesi passiva (avrebbe voluto essere amato).
    •    Se il verbo retto è un intransitivo non pronominale, l'ausiliare è quello richiesto dal verbo retto (ho potuto parlare; sono potuto entrare), ma l'ausiliare essere, se non preceduto da un pronome atono, può essere sostituito da avere (ho potuto entrare) (in questi casi, anticamente, l'ausiliare avere veniva utilizzato per porre l'accento sull'aspetto modale del verbo servile; essere, invece, sul senso proprio del verbo retto; oggi tali sfumature non sono, però, più avvertite). Se però il verbo può essere usato sia come transitivo che come intransitivo con differenze di significato, anche lievi, l'ausiliare sarà per forza sempre avere nel primo caso, essere nel secondo.
    •    Nei casi precedenti, se il verbo non pronominale è accompagnato da pronome atono:
    ◦    se il pronome è proclitico (anteposto al servile), l'ausiliare è quello richiesto dal verbo retto (lo avrebbe voluto amare; gli ho potuto parlare; ci sono potuto entrare)
    ◦    se il pronome è enclitico (unito all'infinito), quando l'ausiliare è essere può essere sostituito da avere (sono potuto entrarci; ho potuto entrarci).
    •    Quando il verbo è pronominale:
    ◦    se il pronome è proclitico, l'ausiliare è sempre essere (si sarebbero potuti amare)
    ◦    se il pronome è enclitico, l'ausiliare è sempre avere (avrebbero potuto amarsi)

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