ESSERE o AVERE?
Essere o avere? Non è solo un dilemma filosofico, ma anche un
dilemma linguistico! Oggi parlerò proprio dell’uso dei verbi ausiliari,
che crea non pochi problemi agli stranieri che studiano la lingua
italiana!
In italiano, la coniugazione dei verbi richiede
l’utilizzo dei verbi ausiliari avere e essere. Con i verbi ausiliari e
il participio passato del verbo si formano i tempi composti. Per
esempio, il passato prossimo del verbo mangiare è:io ho mangiato, tu hai
mangiato, …All’indicativo presente del verbo avere (io ho, tu hai, …)
si aggiunge il participio passato di mangiare (mangiato).Invece il
passato prossimo del verbo andare si forma così:io sono andato, tu sei
andato, …Il problema quindi è sapere quale ausiliare usare per i tempi
composti.
In generale, la regola è:
• Avere si usa con i verbi transitivi attivi (come ho mangiato) e con alcuni intransitivi (ho parlato)
• Essere si usa con i verbi intransitivi (sono andato), con i verbi
riflessivi propri e impropri (mi sono lavato, mi sono comprato un
libro), con i verbi pronominali (mi sono arrabbiato), con i verbi
impersonali (è successo un incidente) e nella coniugazione passiva dei
verbi transitivi (sono stato salvato)
Per capire quali sono i verbi transitivi, pensa se "rispondono" alle domande "chi? che cosa?"
Per
esempio, mangiare risponde alla domanda "che cosa?"Che cosa hai
mangiato? Ho mangiato una mela. Invece, è chiaro che verbi di moto
come andare non rispondono a quelle domande e quindi sono intransitivi.
Esistono
eccezioni alle regole sopra citate per l’uso degli ausiliari. Alcuni
verbi (come vivere, volare, scivolare e altri che indicano condizioni
atmosferiche, come grandinare, nevicare, piovere) possono avere come
verbo ausiliare sia il verbo essere che il verbo avere. Potete
utilizzare sia ha piovuto che è piovuto e per vostra fortuna sono
entrambi corretti!In alcuni casi, come piovere, le due forme sono
equivalenti, in altri l’uso di un ausiliare piuttosto che l’altro
modifica il significato, come per esempio:L’aereo ha volato per otto
ore.L’aereo è volato a Roma.Il malato ha (oppure è) miglioratoIl tempo è
migliorato.
I verbi dovere, potere e volere possono
essere usati autonomamente e in questo caso necessitano l’ausiliare
avere:Ho voluto una mela.Mi ha chiesto un favore, ma non ho potuto. Ha
dovuto mille euro ai suoi creditori.
Seguiti da un altro verbo
all’infinito, questi verbi sono usati in funzione modale, detta
anche servile. Specificano cioè se un’azione è avvenuta per obbligo, per
scelta o per possibilità:Devo studiare di più.Voglio andare al
cinema.Posso comprare un’automobile.Nei tempi composti viene utilizzato
l’ausiliare del verbo all’infinito. Dunque si dice sono dovuto andare,
perché il verbo andare necessita l’ausiliare essere (sono andato al
mare).Altri esempi:Ho dovuto studiare di più. Sono dovuto andare a
scuola.Ho voluto vedere un film. Sono voluto andare al cinema.Ho potuto
comprare un’automobile. Sono potuto andare al mare.
Comunque,
nell’italiano di oggi si utilizza spesso in maniera indistinta
l’ausiliare avere. Quindi si può sentire anche: Ho voluto andare al
cinema.Con il verbo essere i verbi servili utilizzano sempre l’ausiliare
avere: Ho dovuto essere presente.Ho voluto essere ascoltata.Con un
pronome atono (come ci), la posizione del pronome determina quale
ausiliare usare:Non ci sono potuto andare.Non ho potuto andarci.Come già
detto, la coniugazione passiva richiede l’ausiliare essere. Il passivo
esiste solo per verbi transitivi, che quindi utilizzano l’ausiliare
avere nei tempi composti della coniugazione attiva: Hanno premiato il
vincitore.Quando si costruisce la forma passiva, l’ausiliare è essere:
Sono stato premiato.
Del tutto analogo al passivo è il
comportamento dei verbi riflessivi. Anche questi derivano da verbi
transitivi, che quindi nella coniugazione attiva utilizzano avere.
Invece, il verbo riflessivo derivato richiede essere:Mi sono svegliata.
Dopo mezz’ora ho svegliato anche mio fratello.Mi sono lavato. Quindi ho
lavato il bagno.
Un’altra difficoltà dei tempi verbali
composti riguarda l’accordo tra soggetto, oggetto e participio passato
del verbo. Con l’ausiliare avere, il participio rimane invariato al
singolare maschile:Marco ha mangiato una mela. Maria ha mangiato una
mela. Voi avete mangiato una mela.
Tuttavia, i alcuni casi avviene l’accordo, obbligatoria o facoltativa, tra participio passato e oggetto:
• Ho visto dei libri e li ho comprati (accordo obbligatorio con i pronomi lo, la, li, le e ne)
• Anna ci ha salutati oppure Anna ci ha salutato
• Andrea si è tagliate le unghie oppure Andrea si è tagliato le unghie
• Ho mangiata una mela (forma letteraria rara)
Invece, con
l’ausiliare essere, il participio passato va declinato in base al
soggetto, maschile o femminile, singolare o plurale. Per esempio:Andrea è
andato al mare. Maria è andata al mare. I miei amici sono andati al
mare. Le mie amiche sono andate al mare.
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Tra verbi ausiliari e non ausiliari non esiste una netta
demarcazione. Esistono infatti forme di transizione ed in quanto segue,
si riportano alcuni esempi:
• In portoghese si utilizza il
verbo ter (tenere) nella forma attiva dei tempi composti (per esempio
tenho ido = sono andato). Si tratta dunque di un ausiliare a tutti gli
effetti.
• Il verbo werden nella lingua tedesca è
ampiamente usato per la formazione del condizionale, del futuro e del
passivo: si tratta di un ausiliare nel senso stretto della parola.
• In inglese, alcune costruzioni rette da verbi come be going to,
used to ('stare per'; 'aver avuto l'abitudine di') servono alla
formazione di alcune perifrasi speciali e quindi i costrutti vengono
considerati come quasi-ausiliari: I am going to write this letter (sto
per scrivere questa lettera); I used to do so (nel passato, facevo
abitualmente e regolarmente così).
• In francese, il verbo fare in faire faire quelque chose (far fare qualcosa) viene considerato come semi-ausiliare
Essere o avere?
Diverse
lingue come lo spagnolo e l'inglese preferiscono utilizzare soltanto il
verbo avere per la formazione dei tempi composti simili al passato
prossimo.
Essenzialmente vengono considerati come ausiliari in
italiano i verbi essere ed avere. Il primo viene usato anche per la
costruzione del passivo (la torta è stata mangiata) e per la formazione
dei tempi composti al riflessivo (mi sono alzato).
La scelta
dell'ausiliare tra avere ed essere per la formazione della forma attiva
dei tempi composti italiani è una questione ampiamente discussa nella
grammatica dell'italiano. Se la grammatica tradizionale ha potuto
spiegare in maniera convincente che un verbo transitivo viene coniugato
con avere, la questione della scelta dell'ausiliare per i verbi
intransitivi è controversa, il che ha portato alcuni grammatici a
stilare delle liste con la relativa indicazione dell'ausiliare da
scegliere: io ho camminato, ma io sono partito (vedi sezione
collegamenti esterni).
Passivo e ausiliari in italiano
Essere
e avere non sono gli unici verbi usati come ausiliari della lingua
italiana. È utilizzato anche il verbo venire al posto di essere nella
forma passiva dei tempi semplici, per esempio viene chiamato al posto di
è chiamato. Il verbo andare, combinato al passivo, indica una
necessità: il direttore va chiamato equivale a il direttore deve essere
chiamato.
Ausiliare coi verbi servili
Qualche
perplessità può nascere nella scelta dell'ausiliare coi verbi servili
(ma più in generale in tutti i casi verbi che reggano direttamente un
infinito) nella composizione dei tempi composti; in generale viene
consigliato di usare l'ausiliare proprio del verbo retto (negli esempi
sottolineato), ma sviscerando la casistica emerge un quadro normativo
decisamente più complesso, ma anche più elastico di quanto non potrebbe
sembrare:
• Se il verbo retto è essere, l'ausiliare
prescritto dalle grammatiche maggiori e dell'Accademia della Crusca è
sempre avere: ha voluto essere (va però segnalato che alcune grammatiche
minori e scolastiche ammettono pure l'ausiliare essere).
•
Se il verbo retto è un transitivo non pronominale (vedi sotto),
l'ausiliare è sempre avere (avrebbe voluto amare) anche con la diatesi
passiva (avrebbe voluto essere amato).
• Se il verbo retto è
un intransitivo non pronominale, l'ausiliare è quello richiesto dal
verbo retto (ho potuto parlare; sono potuto entrare), ma l'ausiliare
essere, se non preceduto da un pronome atono, può essere sostituito da
avere (ho potuto entrare) (in questi casi, anticamente, l'ausiliare
avere veniva utilizzato per porre l'accento sull'aspetto modale del
verbo servile; essere, invece, sul senso proprio del verbo retto; oggi
tali sfumature non sono, però, più avvertite). Se però il verbo può
essere usato sia come transitivo che come intransitivo con differenze di
significato, anche lievi, l'ausiliare sarà per forza sempre avere nel
primo caso, essere nel secondo.
• Nei casi precedenti, se il verbo non pronominale è accompagnato da pronome atono:
◦ se il pronome è proclitico (anteposto al servile), l'ausiliare è
quello richiesto dal verbo retto (lo avrebbe voluto amare; gli ho potuto
parlare; ci sono potuto entrare)
◦ se il pronome è
enclitico (unito all'infinito), quando l'ausiliare è essere può essere
sostituito da avere (sono potuto entrarci; ho potuto entrarci).
• Quando il verbo è pronominale:
◦ se il pronome è proclitico, l'ausiliare è sempre essere (si sarebbero potuti amare)
◦ se il pronome è enclitico, l'ausiliare è sempre avere (avrebbero potuto amarsi)
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